Il Rallylegend è sfuggito di mano. Incendi, bombe carta e cittadini esasperati

da | 6 Ott 2025

Il Rallylegend 2025 si è concluso, ma ciò che resta non sono i motori ruggenti né le foto spettacolari. Resta una scia di incidenti, paura e rabbia che i residenti non possono più ignorare. Quello che doveva essere un evento di passione e sport sta diventando un problema di ordine pubblico e di civiltà.

Tra i momenti più gravi dell’edizione 2025, l’incendio scoppiato a Montecchio. Le fiamme, domate in tempi rapidi grazie al pronto intervento del servizio Antincendio sammarinese della Polizia Civile in collaborazione con i colleghi di Rimini e alle condizioni di vento fortunatamente favorevoli, avrebbero potuto trasformarsi in una tragedia. Ma ciò che più preoccupa è la causa: secondo numerose testimonianze, il rogo sarebbe stato innescato volontariamente, forse con una pistola lanciarazzi o da un fuoco d’artificio lanciato non in aria ma verso terra. Un gesto folle, che dimostra quanto l’atmosfera intorno al Rallylegend sia ormai degenerata al punto da attirare non solo appassionati, ma anche irresponsabili pronti a mettere in pericolo persone e territorio.

Poi l’episodio della bomba carta. Un individuo è stato arrestato per aver lanciato un ordigno rudimentale durante l’evento. Non è più goliardia, non è più inciviltà. È pericolo reale. Un atto che supera la linea rossa e che impone una domanda semplice: quanto ancora possiamo giustificare tutto questo in nome del “folklore”? Se un evento si trasforma in un contesto dove c’è chi si sente libero di far esplodere una bomba carta tra la folla, forse il problema non è il singolo, ma l’ambiente che lo legittima.

Sui social il clima è rovente. Centinaia di commenti descrivono episodi di inciviltà diffusa, strade bloccate, petardi lanciati dalle auto, gente ubriaca, rischi ovunque. Tra questi, uno in particolare fotografa bene il sentimento generale: un automobilista che, salendo verso il Multieventi, avrebbe lanciato petardi dal finestrino in direzione degli addetti al parcheggio.

“Questo è terrorismo e dovrebbe essere processato come un terrorista”, scrive un cittadino indignato. E per quanto la parola possa sembrare forte, riassume la percezione di paura e impotenza di chi assiste a certe scene.

La fronda contro il Rallylegend cresce ogni anno, e questa volta è esplosa. Non è più una minoranza di ambientalisti o di “guastafeste”. È una fetta consistente della popolazione che non ne può più. E soprattutto non accetta più la solita risposta: “porta soldi”. Perché se l’unico argomento rimasto è l’indotto economico, significa che il resto — la sicurezza, la quiete pubblica, la dignità del territorio — è già stato messo in saldo.

Anche in ambito politico qualcosa si muove. Non tutti, ma alcuni esponenti iniziano a prendere le distanze. Si parla di regolamentazioni più severe, di necessità di ridurre i rischi, di controlli più stretti. Per ora sono solo dichiarazioni caute, ma è il segnale che qualcosa si è rotto: il consenso cieco non c’è più. E anche gli organizzatori, pur difendendo il bilancio dell’evento, sono costretti a promettere “più attenzione” e “più sicurezza” per il futuro. Ma dopo incendi, bombe carta e petardi, le promesse non bastano più.

Il Rallylegend non può continuare a essere una zona franca dove tutto è permesso. O torna a essere una manifestazione sportiva sotto controllo, con regole chiare e rispetto per chi vive qui, o diventerà sempre di più un problema di ordine pubblico. Questa edizione, più di ogni altra, ha mostrato che il limite è stato superato. E i cittadini, ormai, non sono più disposti a restare zitti.

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