Un nome che ritorna come un fantasma nei corridoi del Titano: Augusto Coriglioni. L’imprenditore che a Doha si era presentato come console di San Marino in Qatar — senza alcun titolo ufficiale — oggi si ritrova al centro di un intrigo che intreccia diplomazia abusiva, giustizia veloce e sospetti di protezioni istituzionali.
Secondo ricostruzioni giornalistiche come riportato da Sassate.it qui, a Doha Coriglioni aveva installato una targa consolare davanti alla sua abitazione, presentandola come sede di un presunto consolato del Titano. Una messinscena tanto palese che le autorità di sicurezza del Qatar sono intervenute per rimuovere il simbolo e hanno trasmesso un rapporto ufficiale a San Marino, in cui si documentava l’usurpazione di titolo e persino l’uso di presunti atti firmati dal Segretario agli Esteri Luca Beccari e da un istituto bancario sammarinese.
A questo punto, chiunque si aspetterebbe una reazione dura e immediata da parte della giustizia del Titano. E invece è accaduto l’opposto: in tempi record il procedimento è stato archiviato dal Commissario della Legge Elisa Beccari, decretando il non luogo a procedere. Coincidenze? Forse. Ma il cognome, lo stesso del Segretario di Stato agli Esteri, non è certo passato inosservato.
Ad aggravare il quadro, la società riconducibile a Coriglioni risulta avere sede legale in una abitazione abbandonata. Un dettaglio che sembra scritto apposta per alimentare dubbi sulla serietà dell’operazione.
Il Segretario Beccari ha dichiarato pubblicamente di aver diffidato Coriglioni e di voler collaborare con le autorità qatariote. Ma qui la domanda è inevitabile: che tipo di collaborazione è quella che porta a comunicare in fretta e furia un’archiviazione? A Doha hanno rimosso la targa e denunciato l’abuso, sul Titano si è chiuso il fascicolo senza nemmeno il tempo di leggere bene gli atti.
Il rischio è enorme: se passa il messaggio che a San Marino basta un cognome “pesante” per neutralizzare un procedimento imbarazzante, il Paese non perde solo la faccia con il Qatar, ma mina la propria credibilità internazionale proprio nel momento in cui cerca di accreditarsi come Stato affidabile e trasparente.
Restano molte domande inevase:
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Perché la giustizia sammarinese ha archiviato così rapidamente un caso che altrove avrebbe scatenato un terremoto?
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Quali rapporti reali legavano Coriglioni alle istituzioni del Titano?
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Il Segretario Beccari ha davvero agito solo per tutelare l’immagine dello Stato o ha di fatto protetto un sodale scomodo?
Domande che pesano come macigni. Perché non è in gioco soltanto il destino di un imprenditore furbo, ma la reputazione stessa di San Marino. E in diplomazia, quando perdi la faccia, non c’è archiviazione che tenga.