Nel pomeriggio del 14 luglio, il Consiglio Grande e Generale ha segnato un passaggio politico chiave nel percorso verso l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea. Una seduta che ha evidenziato un elemento fondamentale: la larga convergenza politica sulle scelte strategiche per il futuro della Repubblica.
Un ordine del giorno condiviso tra le principali forze politiche – da RETE a Libera, da Repubblica Futura ad Alleanza Riformista – ha certificato la volontà di assumersi con responsabilità il compito di portare a termine un negoziato lungo, complesso e decisivo. L’obiettivo è chiaro: garantire a San Marino un accesso stabile e regolato al mercato unico europeo, mantenendo le proprie specificità ma rafforzando le prospettive economiche.
RETE, per voce di Matteo Zeppa, ha scelto di superare ogni ambiguità: “Chi oggi cerca di distinguersi con slogan, lo fa fuori tempo massimo”. La sua posizione è stata netta nel difendere la necessità di coerenza istituzionale.
Repubblica Futura, rappresentata da Nicola Renzi, ha puntato l’attenzione sul valore del lavoro già svolto: “Non si può tornare indietro ogni volta che cambia l’umore politico. O si decide, o si scivola nel vuoto”.
Libera, con gli interventi di Paolo Rondelli e Guerrino Zanotti, ha denunciato il rischio di derive populiste e memorie troppo corte. “Chi oggi chiede coinvolgimento, ieri era parte del processo decisionale” – è stato il monito di Rondelli. Zanotti ha invece richiamato tutti alla necessità di serietà: “Ci giochiamo anni di credibilità internazionale”.
Alleanza Riformista, per bocca di Gian Nicola Berti, ha posto l’accento sulla necessità di accompagnare il sistema economico sammarinese in questa fase di transizione. “L’Europa è anche uno spazio di opportunità. Ma serve chiarezza, non confusione”.
Una proposta rimasta sola
Non sono mancate posizioni differenti. Un gruppo consiliare ha scelto di non sottoscrivere il documento condiviso, presentando un proprio ordine del giorno. Una scelta legittima, ma che non ha trovato alcuna adesione in Aula, rimanendo priva di seguito. Le motivazioni addotte – legate al coinvolgimento popolare e all’impatto economico – sono state ritenute tardive e poco credibili da tutti gli altri interlocutori politici.
La direzione è tracciata
Il dato politico che emerge è chiaro: la Repubblica si avvicina a un passaggio storico con un’ampia maggioranza consiliare coesa, consapevole dell’importanza dell’accordo e pronta ad affrontarne le implicazioni. Un isolamento non cercato ma ottenuto da chi, in un momento che richiede visione e responsabilità, ha scelto la distinzione come fine e non come mezzo.