Concussione, abuso di autorità e rivelazione del segreto d’ufficio – l’Appello conferma le condanne per Buriani e Celli

da | 25 Giu 2025

La Corte d’Appello di San Marino ha confermato le condanne di primo grado per Alberto Buriani, Commissario della Legge, e Simone Celli, ex Segretario alle Finanze, in merito ai reati di tentata concussione, abuso di autorità e rivelazione del segreto d’ufficio.

Per Alberto Buriani, la condanna a 4 anni di reclusione è stata pienamente confermata, unitamente a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e un risarcimento alle parti civili, inclusa Banca Centrale, per un ammontare di almeno 118mila euro.

Anche Simone Celli ha visto la conferma della sua condanna per tentata concussione, con una pena di un anno di prigionia (con pena sospesa) e 2 anni di interdizione dai pubblici uffici.

Il Collegio difensivo di Banca Centrale (BCSM) e della sua Presidente, Catia Tomasetti – composto dagli avvocati Maria Selva, Tania Ercolani e Filippo Cocco – ha espresso grande soddisfazione per l’esito del processo d’appello. I legali hanno sottolineato il coraggio e la fermezza con cui BCSM e la Presidente Tomasetti hanno agito in difesa della legalità e dell’interesse pubblico. “Ora che la verità è stata acclarata”, ha affermato il collegio difensivo, “ci auguriamo di non dover più assistere ad attacchi strumentali, denigratori e intimidatori contro chi da sempre ha lavorato, pagando un prezzo molto alto, affinché la giustizia potesse fare il suo giusto corso.”

Nel medesimo contesto delle sentenze d’appello, il Giudice Renato Giuseppe Bricchetti ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado nel processo che vedeva imputati l’avvocato Michele Santonastaso e la società Le Printemp, accusati di riciclaggio di denaro della camorra.

È stata dichiarata la prescrizione del reato, ma è stata confermata la confisca di beni per circa 1 milione e 800mila euro.

Per entrambe le sentenze decise in appello, resta possibile il ricorso in terzo grado. In assenza di tale ricorso, le sentenze diventeranno definitive.

Il commendo di l Movimento RETE –  “Impressiona – scrive Rete – constatare come certa politica continui a restare in silenzio. Far finta di niente non basta a cancellare le responsabilità“, sia penali sia politiche. “Qualcuno – prosegue il Movimento – ha permesso che un giudice si trasformasse nel braccio operativo di un gruppo di potere. Qualcuno ha consentito che un Segretario alle Finanze fosse al servizio di interessi privati“. RETE – dice – “continuerà a pretendere verità e giustizia”.

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