PSD – “Chi ha distrutto cassa, oggi finge dí difenderla”

da | 5 Giu 2025

L’archiviazione definitiva delle accuse penali nei confronti degli ex vertici di Cassa di Risparmio segna un punto di svolta. Non solo crolla una narrazione sbagliata. Crolla un impianto costruito per anni su suggestioni, sospetti, teoremi, campagne mediatiche e interessi oscuri. Ma soprattutto obbliga a una rilettura integrale della vicenda. Perché quello che è accaduto a Cassa non è stato un normale episodio di cronaca finanziaria: è stato un trauma per l’intero Paese.

San Marino ha pagato un prezzo altissimo, non solo in termini economici, ma anche di reputazione, di credibilità, di coesione istituzionale. Ed è tempo di dire le cose come stanno. I pescecani della finanza hanno fiutato l’occasione. Qualche potere deviato ha aperto la caccia. Ma il colpo di grazia, è arrivato da dentro: da una certa politica sammarinese che non è stata capace di difendere l’interesse collettivo.

È storia scritta nei documenti. Quando arriva l’attacco giudiziario e mediatico a Cassa di Risparmio, è in carica il governo composta da PSD, Sinistra Unita, Democratici di Centro e Alleanza Popolare. Il Congresso di Stato assume una delibera netta in difesa di Cassa. Il Consiglio Grande e Generale, con un ordine del giorno votato a larghissima maggioranza, fa altrettanto.

Ma proprio in quel momento decisivo, mentre le istituzioni cercano di proteggere il pilastro finanziario del Paese, Alleanza Popolare si defila. Non firma l’ordine del giorno. Non sostiene l’azione del governo di cui fa parte. Aveva già fatto i suoi calcoli, stretto i suoi accordi.

Pochi mesi dopo, il governo cade. E fu proprio con il nuovo esecutivo – formatosi anche grazie all’azione sotterranea di AP – che tutto cambia: dalla difesa si passa all’abbandono.

Fu il tradimento perfetto. Mascherato da moralismo. Giustificato con parole d’ordine altisonanti come legalità, trasparenza, rigore. Ma in realtà motivato da un’unica, feroce brama: prendere tutto. E la conseguenza fu la perdita di Delta, l’isolamento del nostro sistema, la fine della collaborazione con l’Italia, la fuga dei capitali, il collasso della fiducia. Una disfatta.

L’onda lunga di quel tradimento arriva fino al 2016, quando il governo Adesso.sm – di cui Repubblica Futura, erede diretta di Alleanza Popolare, è colonna portante – lancia il colpo finale: la costruzione, a tavolino, di un disastro fittizio. Un bilancio con oltre 530 milioni di perdite iscritte in un’unica annualità. Un’operazione senza precedenti per dimensioni e opacità, che trasformò un problema gestibile in un abisso.

Quel falso disavanzo – perché di questo si trattava – non fu soltanto un errore. Fu una scelta. Voluta. Cercata. Strumentalizzata. Serviva a giustificare l’intervento della politica, la sua presa totale sul sistema. Serviva a riscrivere la storia, a cancellare responsabilità, a ripulire il campo dai nemici e a mettere le mani, una volta per tutte, sull’unico vero strumento di potere economico che il Paese possedeva.

E anche qui, i danni furono incalcolabili: lo Stato fu costretto a intervenire con centinaia di milioni di euro, sacrificando risorse pubbliche che avrebbero potuto essere impiegate per sviluppo, sicurezza sociale, futuro. La reputazione del sistema fu definitivamente affondata. E quel che è peggio, la narrazione velenosa fu usata per annientare intere persone, vite, reputazioni.

È per questo che leggiamo con un senso di indignazione il comunicato di Repubblica Futura. Proprio loro, che hanno soffiato sul fuoco, che hanno abbandonato Cassa, che hanno costruito il clima di caccia alle streghe, oggi parlano di verità ristabilita. È una menzogna senza vergogna. Un riposizionamento spudorato, figlio della peggior ipocrisia politica.

Ma la verità resiste. Ed è tempo che qualcuno si assuma le proprie responsabilità. Non per vendetta, ma per giustizia. Per rispetto di chi ha pagato ingiustamente. Per rispetto di chi ha sacrificato la propria libertà e la propria dignità.

La nostra solidarietà va a tutti coloro che sono stati travolti da questo fango.

Oggi Cassa è tornata solida. Ha superato la tempesta. Non ci sono più processi, il capitale è stato ricostruito, i conti sono in ordine. E grazie anche a crediti importanti che devono rientrare, come le imposte anticipate versate negli anni peggiori, potrà presto rimettere in circolo decine di milioni per l’economia del Paese.

Cassa è di tutti. È pubblica al cento per cento. E può essere il motore del nuovo sviluppo sammarinese, della nostra credibilità internazionale, della fiducia ritrovata.

E questo è anche merito di chi, come Luca Simoni, ha saputo rialzarsi, tornare, ricostruire. Senza clamori, senza vendette, ma con determinazione e senso dello Stato.

Difendere Cassa, oggi, non significa più salvarla. Significa usarla bene. Integrarla nel nuovo mercato unico europeo. Metterla davvero al servizio dei cittadini e delle imprese, dentro un Paese che si apre all’Europa, che costruisce accordi chiari con l’Italia, che rifiuta ogni ambiguità, ogni zona grigia, ogni incursione politica, esterna o interna. Significa anche respingere da subito ogni tentazione di svendita.

Perché questa Cassa è una vittoria del Paese.

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