Il Consiglio affronta il caso del killer dei cani: un ordine del giorno per rompere il silenzio

da | 13 Mag 2025

È stato il movimento Rete, con il consigliere Matteo Zeppa, a scuotere l’aula del Consiglio Grande e Generale con un ordine del giorno diretto, severo e intransigente sul caso del cosiddetto killer dei cani, Giorgio Cellarosi. Ma a sorprendere è stato il sostegno trasversale incassato dalla proposta: tra gli interventi favorevoli, quelli di Giovanni Zonzini (Rete), Dalibor Riccardi (Libera), Ilaria Bacciocchi (PSD) e Katia Savoretti (Repubblica Futura), segno che il tema ha finalmente rotto la cortina bipartisan di silenzi e omissioni.

Nel suo intervento, Zeppa ha parlato senza mezzi termini di “coperture omertose” e di “sistema di protezione solidaristico”, con possibili complicità anche a livello politico e istituzionale. Ha chiesto l’impegno concreto dello Stato, con tre punti chiave:

  1. Costituirsi parte civile in caso di rinvio a giudizio dell’indagato.

  2. Valutare azioni legali per attentato alla salute pubblica.

  3. Indagare su eventuali responsabilità politiche e amministrative che abbiano consentito tale impunità.

A sostenere la gravità del caso, è intervenuta anche Ilaria Bacciocchi (Psd), che ha definito la vicenda una ferita per l’immagine del Paese e ha sottolineato come la svolta nelle indagini sia arrivata “non per caso, ma in coincidenza con l’approvazione di nuove leggi per la tutela degli animali”.

Giovanni Zonzini (Rete) ha ricordato l’enorme eco mediatica suscitata dalla vicenda, rilanciando le preoccupazioni già espresse da Zeppa e ribadendo la necessità di fare luce su chi ha saputo e ha taciuto.

Anche Dalibor Riccardi (Libera) ha parlato di “situazione vergognosa”, definendo abominevoli le azioni dell’indagato e auspicando che l’intervento sulla normativa penale renda San Marino più civile e reattivo contro certi crimini.

Dall’opposizione e dalla maggioranza, pur con toni e approcci diversi, è emerso un filo comune: l’esigenza di non sottovalutare il caso e di riconoscere le falle del sistema, non solo giudiziario ma anche politico, che lo ha reso possibile.

L’ordine del giorno proposto da Rete, dunque, non è un semplice atto formale: è un tentativo di riscrivere il rapporto tra giustizia, istituzioni e cittadinanza, in un contesto dove per troppi anni si è saputo e si è taciuto.

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