Sono passati vent’anni da quella sera del 2 aprile 2005 in cui il mondo si è fermato, come sospeso in un silenzio carico di dolore, ma anche di gratitudine. Giovanni Paolo II lasciava questa terra, ma non ci lasciava davvero. Come accade con i santi, il suo sguardo, la sua voce e la sua testimonianza continuano a interrogarci e a provocare il cuore.
In questi vent’anni abbiamo imparato a riconoscere quanto la sua presenza fosse – e sia ancora – essenziale per capire il nostro tempo. Uomo del coraggio e della speranza, del dolore e della tenacia, Papa Wojtyła ha parlato all’anima del mondo, abbattendo muri ben prima che quelli di Berlino cadessero, ricordando instancabilmente all’Europa le sue radici cristiane e insegnando a intere generazioni cosa significa “non avere paura”.
Anche San Marino ha potuto vivere la grazia di quell’incontro unico. Era il 29 agosto 1982. Il Pontefice salì sul Monte Titano, accolto da una folla commossa. Rimase colpito dalla bellezza e dalla storia millenaria della nostra terra. Ma fu soprattutto un gesto a rimanere scolpito nella memoria: la sua benedizione, affacciato dal balcone di Palazzo Pubblico, mentre il sole calava lento su una Repubblica che quel giorno sembrava più piccola solo per quanto era colma.
Disse ai Capitani Reggenti: «Il vostro popolo, nella sua lunga storia, ha saputo conservare la libertà e la fede: non rinunciate mai a questa eredità!» Parole che oggi suonano più che mai attuali, in un tempo in cui la libertà viene spesso barattata con il benessere e la fede svuotata della sua portata rivoluzionaria.
Lui, che conosceva il dolore delle dittature e il dramma dell’uomo moderno, sapeva che senza una Presenza reale da seguire, l’uomo si perde. Per questo, parlava ai giovani con una forza che nessuna retorica può imitare: li guardava come protagonisti, non come problemi da gestire. Per questo i suoi “non abbiate paura” risuonano ancora oggi come bussola per chiunque voglia vivere, e non solo sopravvivere.
A vent’anni dalla sua scomparsa, San Giovanni Paolo II non è una statua da commemorare, ma un testimone da seguire. Per chi crede, è un intercessore potente. Per chi cerca, è una porta ancora aperta sulla speranza. E per tutti noi, resta la certezza che la santità, quella vera, non si misura con i titoli, ma con l’amore con cui si affronta ogni passo.