Donald Trump torna a cavalcare la sua storica ossessione: i dazi doganali. L’ex presidente degli Stati Uniti – e probabile sfidante alle prossime elezioni – ha annunciato che, in caso di ritorno alla Casa Bianca, imporrà una tariffa del 10% su tutte le importazioni, presentandola come una vittoria per i lavoratori americani. Ma dietro lo slogan “Ci riprendiamo quello che ci è stato rubato” si nasconde una pericolosa illusione economica che rischia di destabilizzare l’intero sistema commerciale internazionale.
Il precedente fallimento della guerra commerciale con la Cina
Non è la prima volta che Trump gioca con i dazi. Già nel 2018, la sua amministrazione aveva lanciato una guerra commerciale contro Pechino, imponendo tariffe su 300 miliardi di dollari di merci cinesi. Il risultato fu disastroso:
- Le imprese americane pagarono il prezzo intero dei dazi, come rilevato dal National Bureau of Economic Research: i fornitori esteri alzarono i prezzi, trasferendo il costo ai consumatori USA.
- Il settore agricolo andò in crisi, soprattutto per le esportazioni di soia e mais verso la Cina. Il governo fu costretto a versare 28 miliardi di dollari in sussidi, scaricati sui contribuenti.
- L’inflazione aumentò: nel 2019, l’impatto medio per ogni famiglia americana fu di circa 800 dollari in più all’anno.
E ora, nonostante il contesto sia ancora più fragile – con inflazione già elevata e tassi d’interesse ai massimi – Trump vuole ripetere lo stesso schema.
Europa nel mirino: anche San Marino rischia?
L’effetto domino di queste politiche protezionistiche colpirebbe duramente anche l’Europa, e di riflesso San Marino, che partecipa al mercato unico europeo.
- L’export europeo verso gli USA vale oltre 500 miliardi di euro l’anno. Se i prodotti diventano meno competitivi per gli americani, la domanda crolla.
- Settori a rischio: automotive, farmaceutico, agroalimentare e moda. La Germania sarebbe tra le più penalizzate (Volkswagen, BMW, Mercedes), ma anche l’Italia subirebbe un duro colpo: Ferrari, Parmigiano Reggiano, lusso Made in Italy sarebbero tra le vittime dirette.
- Nel medio periodo, i dazi potrebbero persino provocare un aumento dell’inflazione negli USA, con un effetto boomerang sui consumatori americani.
Un autogol che favorisce Cina e mercati emergenti
Il grande paradosso? A guadagnarci potrebbero essere proprio i concorrenti degli USA. Se l’Europa perde terreno negli Stati Uniti, si rafforzeranno i legami commerciali con Cina, India e America Latina. E infatti, sui mercati finanziari si registra già un rafforzamento dello yuan cinese e della rupia indiana.
Le ricette di Trump ricordano pericolosamente il passato. Basti pensare alla legge Smoot-Hawley del 1930, che innescò una spirale di ritorsioni commerciali portando gli Stati Uniti nella Grande Depressione. Lo stesso copione si è ripetuto nel 2018. Ora, un dazio generalizzato del 10% rischia di essere la scintilla di una nuova crisi economica globale.
Ma la domanda resta: Trump vuole davvero rilanciare l’economia, o sta solo facendo propaganda elettorale sulle spalle dei consumatori? La risposta, probabilmente, non serve aspettarla: la storia economica ce l’ha già data.